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domenica 18 novembre 2012

Elegia per una cara scomparsa ...



Una crepa si allarga sulla parete esterna,
un'altra, più estesa, occupa la parete interna,
dei ragazzi fumano davanti l'uscio, ma a nessuno importa.


Una blatta scivola via lesta lungo il pavimento.
Beata te, mia amica, almeno tu riesci a sopravvivere!
Il neon del soffitto fa i capricci, gli scalini sono alti e ripidi,
le volte dell'antico edificio ci abbracciano ad ogni nostro passo
come bare accoglienti.


Il sifone alle pareti è posticcio: fa scena, ma a niente serve.
Il vetro delle porte è incrinato, ma importa che la lavagna sia multimediale …
Tuttavia manca la connessione alla rete, così fingiamo di essere alla moda!



Le zanzare nidificano in cortile, evviva la natura!
Un gabbiano solitario cammina goffamente sul tetto esterno,
beato anche lui che la gara per la sopravvivenza può vincerla,
questi ragazzi qua, invece, no.
E buon per loro che non lo sanno …



Un banco improvviso vola per aria,
una parabola breve, ma intensa, solca l'aria,
come una lagrima sul viso che riga la calma apparente dei corridoi bui,
chi è stato? Urli, quasi ringhi, ma è tutto inutile!



A nessuno importa sapere chi sia stato,
a nessuno importa cosa sia stato,
a nessuno importa che danno sia seguito.



Trascorriamo il tempo come foglie morte sugli alberi,
in attesa della brezza lieve del vento,
a porti più accoglienti condurci.



Non vediamo futuro, ma antichità.
Non scorgiamo speranza, ma ansietà.
Non desideriamo un domani, ma solo di permanere lungo il viale della vita.



Chi sono io?
La risposta la conoscono i venti agili e i torrenti sotterranei,
ultimi depositari di una vita che lieve scorre via, e giunge lontano da noi …



Io sono la scuola, alla fine della decadenza,
la nottola, triste e solitaria, che accompagna la notte dei nostri tempi bui,
il silenzio che morente scende su quel che fu umano.



Una scintilla che squarci il velo oscuro, ed opprimente, del buio, i miei poveri occhi spenti non vedono.
Una voce gioiosa che rallegri la tristezza di questi luoghi, le mie povere orecchie mute non odono.
Una margherita giovane, segno di rinascita in mezzo a tanta sciagura non nasce.



Siamo, ahinoi, così giunti al termine del giorno?
Solo la polvere concima questi silenzi.


(immagine tratta da: http://beataignoranza.files.wordpress.com/2009/05/squola_rovina.jpg?w=468)

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