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domenica 30 dicembre 2012

Nove membri ...




"sceglierò per te dei compagni che ti secondino, sin dove essi lo vorranno o sin dove il fato lo permetterà. piccolo dev'essere il numero, poiché la nostra speranza è nella rapidità e nella segretezza [...] Nove saranno i membri della Compagni dell'Anello, e i Nove viandanti si opporranno ai Nove Cavalieri che sono malvagi. Con te e il tuo fido servo verrà anche Gandalf; questo sarà infatti il suo grande incarico, e forse la fine dei suoi travagli. Gli altri rappresenteranno i rimanenti Popoli Liberi della Terra: Elfi, Nani e Uomini. Legolas per gli Elfi, e Gimli figlio di Glòin per i Nani"

(J. R. R. Tolkien, Il signore degli anelli. La compagnia dell'anello, Bompiani, Milano, 2007, p. 360)




(immagine tratta da: http://www.isolaillyon.it/wp-content/uploads/2012/06/lego_lotr.jpg)

Il romanzo di Tolkien riassume (quasi) tutti i generi letterari della cultura occidentale, dal romanzo cavalleresco al genere fantasy. Con maestria, il suo autore fonde insieme gli elementi essenziali per una storia d'avventura che parli al cuore di ciascun uomo.

Dietro la finzione letteraria, è possibile, però, scorgere, in maniera piuttosto agevole, l'intero universo simbolico della cultura occidentale.

Sarebbe troppo gravoso per me esaurire in questa sede l'argomento, ma basterà dire solo alcune poche cose:

1. dietro ogni metafora, trovano fusione elementi eterogenei in modo tale che ogni simbolo rinvia ad un insieme di concetti che cadono sotto la polarità bene - male;

2. la vicenda è riassumibile sotto due uniche grandi categorie: (a) la scelta del bene (o del male, a seconda del personaggio); e, (b) la fedeltà a tale scelta iniziale.

3. l'intera storia, lunga e densissima nelle sue molteplici sfaccettature, ha un'impalcatura semplice: metafora della vita umana, continua tensione tra amore (ossia, bene) e morte (ossia, male) lungo un crinale storico che per taluni si allunga vertiginosamente e che per altri si accorcia improvvisamente.

4. Tolkien affronta con ironia le vicende, talvolta davvero pesanti, che toccano i protagonisti, ma anche i comprimari, dall'alto di chi comunica nell'intreccio la sua superiore sapienza, con l'atteggiamento del narratore che crea senza, però, lasciarsi "toccare" più di tanto da quanto prende forma sotto le sue mani.


Questi elementi possono essere spunto per una riflessione ulteriore che deve, ovviamente, essere più estesa e più approfondita, ma come battute per un post vanno più che bene. 


Solo che per emendarmi da quel vago senso di colpa che percepisco, tornerò ancora con posts successivi su Tolkien e sulla sua trilogia.


Lungi, pertanto, dall'aver concluso qui l'argomento, l'appuntamento è per il futuro. A meno che non finiate prima tutti nella foresta di Fangorn. E qui solo Tom Bombadil potrà salvarvi ...



Alessandro Pizzo

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