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lunedì 7 gennaio 2013

A proposito di (neo)realismo ...




"Il che, in certa misura, è coerente con gli scopi presenti dato che proprio in Parmenide ravvisiamo la fondazione di tale questione: una svolta ontologica che è, nel contempo, anche logica. Dunque, l’essere è perché al limite imponderabile della riflessione v’è una congiunzione, alquanto paradossale, tra essere e pensare, visti e considerati equipollenti in uno dei frammenti più noti dell’eleate. 

Il discorso parmenideo, giunti a questo punto, è di facile comprensione. A differenza di altri autori a lui coevi, l’eleate mette a punto un dato tipo di ricerca speculativa che prende in considerazione il tutto che esiste e cerca di spiegarlo non facendo ricorso a ragioni religiose o tradizionali, ma sulla base della semplice ragione. 

L’uso corretto delle facoltà razionali consente agli uomini di percorrere tutta la strada che conduce alla ben rotonda verità, ossia alla conoscenza fondata. Questa doppia movenza, ontologica e logica insieme, con ogni probabilità dovuta al retaggio culturale dell’epoca di Parmenide, costituisce una svolta che avrebbe segnato in profondità l’intera filosofia occidentale, restando viva ed operante anche ai giorni nostri. Anzi, proprio ai nostri giorni quando si realizza una sorta di Anselmo renaissance, possibile solo attraverso una ripresa del registro filosofico parmenideo[1], ivi compresa quell’iniziale trattazione delle modalità[2]. Ma, in fin dei conti, Parmenide non fa altro che compiere quella incessante attività filosofica di scavo nella realtà di quelle caratteristiche che la rendono tale, ossia la possibilità, e le sue varie declinazioni. Forse, non ha torto Heidegger quando scrive come «La fenomenologia è il modo di raggiungere e di determinare dimostrativamente ciò che deve costituire il tema dell’ontologia. L’ontologia non è possibile che come fenomenologia»[3], come indicazione del ventaglio modale dell’essere (che siamo e conosciamo)"




Questa è la conclusione di un mio recente articolo[4] e riassume, a mio sommesso parere, gran parte, sia pure metaforicamente - nel senso che il lettore dev'essere in grado di coglierla -, i termini dell'attuale diatriba tra realismo e non - realismo. Pamernide, tanto ignorato e tanto misconosciuto, ben insegnava come non del nulla si possa parlare e pensare.







Note





[1] Cfr. C. Arata (2009), Dio oltre il principio di non contraddizione, Brescia, Morcelliana, p. 21. 


[2] Cfr. A. Pizzo (2009), Argomento ontologico. Una storia convergente per un’interpretazione divergente, Roma, Aracne, p 82 e sgg. 


[3] Cfr. M. Heidegger (2000), Essere e tempo, Milano, Longanesi, p. 56.

[4] Cfr. A. PIZZO (2012). La svolta ontologica in Parmenide: come e cosa si pensa quando si dice "è", in I. Pozzoni (cur.), Elementi eleatici, VILLASANTA, Casa Editrice Limina Mentis, ISBN 9788895881720, p. 357-388.


Alessandro Pizzo

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